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inflazione: potere d'acquisto 1200 euro in 2 anni

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    ninmah62
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    00 30/06/2008 18:02

    ROMA (Reuters) - L'inflazione - che secondo l'Istat è aumentata del 3,8% tendenziale nel mese di giugno - preoccupa i sindacati; in particolare la Cgil che prevede una perdita di potere di acquisto per i salari di 1.200 euro in due anni. La Cisl chiede al governo di intervenire per tenere sotto controllo prezzi e tariffe. "Se con l'inflazione al 3,6% di maggio e l'inflazione programmata fissata dal governo all'1,7% avevamo stimato una perdita del potere d'acquisto di circa 1.000 euro per un salario di 25 mila euro nei prossimi due anni, l'inflazione al 3,8% rischia di produrre una perdita ancora più alta del potere di acquisto dei salari, che si potrebbe attestare intorno ai 1200 euro a fine 2009", dice il segretario confederale della Cgil Agostino Megale in una nota. La Cisl chiede al governo un intervento "forte ed autorevole per tenere sotto controllo prezzi e tariffe e di riconsiderare il tema del fisco anche attraverso una politica energetica da rivedere completamente ed un'azione decisiva a favore del contratto di secondo livello", si legge in una nota di Gianni Baratta, segretario confederale del sindacato. Secondo il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, "bisogna che il governo prenda decisioni immediate per incrementare salari e pensioni e migliorare il livello di vita degli italiani". "Dopo tanti proclami e tante denunce, ultima quella del governatore della Banca d'Italia [Mario Draghi], siamo al punto di partenza e con la vita di migliaia di persone che sta peggiorando velocemente", ha detto Foccillo. Il dato sull'inflazione, +3,8% tendenziale a giugno, è il più alto da luglio 1996. A guidare la crescita dei prezzi sono soprattutto trasporti e alimentari, tra cui i prezzi di pasta e pane, aumentati rispettivamente del 22,4% e del 13%.

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    zen_79
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    00 18/07/2008 17:41
    Draghi: ''Aumento inflazione più persistente delle attese''
    Roma, 18 lug. (Adnkronos) - L'aumento dell'inflazione "è temporaneo" ma "è più persistente" rispetto alle attese. E' uno dei passaggi chiave della lunga analisi su 'politica monetaria, aspettative e mercati finanziari', illustrata dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi(nella foto), alla Whitaker Lecture della Banca centrale a Dublino. "Secondo le nostre previsioni l'aumento dell'inflazione è temporaneo, ma esso appare oggi più persistente di quanto ci aspettavamo alcuni mesi fa. Mentre nei mesi scorsi gli spillover erano stati modesti e l'inflazione di fondo era rimasta contenuta, recentemente i rischi sono aumentati", spiega il numero uno di Via Nazionale, aggiugendo che "vi sono segni di accelerazione dei costi interni di produzione" e che "anche le misure delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine indicano la presenza di tensioni".

    Il Governatore fa riferimento al recente rialzo dei tassi di riferimento da parte della Bce, evidenziando che "una manovra tempestiva, che permetta il mantenimento delle aspettative di inflazione sotto controllo, è certamente preferibile alle tardive, violente correzioni operate in molti paesi decenni addietro". Una tesi sufragata anche dal fatto che "vi è qualche indicazione che, nei giorni successivi al rialzo dei tassi, le misure delle aspettative di inflazione derivate dai mercati finanziari hanno smesso di crescere".

    Quanto alle ripercussioni sulla crescita, Draghi rileva come "il trade-off a breve termine tra inflazione e stabilizzazione dell'attività economica sembra essere notevolmente migliorato", con la comunicazione che "è stata certamente fondamentale". Secondo il numero uno di Via Nazionale, è un dato di fatto che il successo riscontrato fino ad oggi nel controllo delle aspettative di inflazione "dipende in modo cruciale dalle lezioni che abbiamo appreso dagli shock al prezzo del petrolio degli anni Settanta". Le banche centrali, ribadisce, "devono ora evitare gli errori che furono fatti allora da numerosi paesi". In realtà, aggiunge, "l'esperienza degli shock petroliferi degli anni recenti fornisce una palese dimostrazione dei benefici di una politica monetaria credibile, anche nella congiuntura attuale. Vi è ampia evidenza a livello internazionale che gli effetti negativi degli shock petroliferi sull'economia sono oggi molto meno severi che trent'anni fa".

    Poi l'appello: c'è "urgente bisogno di maggiore trasparenza" nel settore finanziario. Le banche centrali "devono spiegare come intendono agire per mantenere la stabilità dei prezzi preservando allo stesso momento condizioni ordinate nei mercati finanziari". Nel suo intervento il numero uno della Banca d'Italia parte dalla constatazione che "è ora più difficile prevedere gli andamenti economici e valutare gli effetti delle decisioni di politica monetaria e della loro comunicazione sui mercati, sulle aspettative e, in ultima analisi, sull'economia reale".

    Ovviamente, non bastano solo le parole. "Come accade per la politica monetaria, una comunicazione efficace richiede che le parole siano seguite dai fatti", scandisce il Governatore. E un tale obiettivo "può richiedere mutamenti di ampio respiro della regolamentazione e delle prassi di vigilanza nonché delle responsabilità della banca centrale".
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    zen_79
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    00 24/07/2008 20:12
    E' Mosca la città più cara al mondo
    ROMA - Ai russi la notizia non piacerà, ma ormai è un dato di fatto che Mosca sia la città più cara al mondo. A dirlo è l'istituto di ricerca Mercer che ha pubblicato come ogni anno la consueta classifica delle cinquanta metropoli dove si registra il costo della vita più alto. Nessuna novità rispetto all'anno precedente, dal momento che la capitale russa si conferma al primo posto per la terza volta consecutiva, seguita in graduatoria da Tokyo e Londra.

    L'indagine copre 143 città in sei continenti e mette a confronto il costo di oltre 200 articoli in ogni città, compresi alloggi, trasporti, cibo, abbigliamento, prodotti per la casa e il tempo libero. Si tratta della più completa Indagine sul Costo della vita e viene utilizzata per aiutare le multinazionali e i governi a determinare le indennità per i propri dipendenti all'estero.

    Volgendo lo sguardo all'Italia, è Milano che guadagna il primo posto tra le altre città presenti in lista piazzandosi alla decima posizione, mentre Roma si colloca alla sedicesima. Gli abitanti del Belpaese fanno più fatica ad arrivare alla fine del mese rispetto all'anno scorso, considerando che i due centri più importanti hanno guadagnato posizioni. Il capoluogo lombardo, infatti, è salito dall'undicesimo posto al decimo, mentre la capitale ha guadagnato due posizioni.

    Il lieve aumento del costo della vita ha interessato anche Tokyo, che solo l'anno scorso era fuori dal podio con la sua quarta posizione e quest'anno passa alla seconda scalzando a sorpresa la costosissima Londra, dove la vita è un lusso anche per chi non ha sangue reale nelle vene. Non è una grande sorpresa, invece, l'ascesa di Oslo, che dal decimo posto arriva a collocarsi al quarto.

    Sorprende, invece, la ventiduesima posizione di New York, l'unica città americana a essere menzionata nell'elenco. Il dato che riguarda la Grande Mela conferma come il rapporto euro-dollaro abbia ormai consolidato una situazione impensabile sino a pochi anni fa per i nostri portafogli. Molte città europee, infatti, hanno guadagnato postazioni, in maniera significativa, nella classifica di quest'anno, soprattutto a causa del rafforzamento della valuta locale rispetto al biglietto verde. Una crescita economica che ha interessato anche le città asiatiche presenti nella top ten insieme a quelle del vecchio continente.

    "La nostra ricerca - ha dichiarato Yvonne Traber, principale manager dell'Istituto Mercer - conferma il trend globale degli aumenti di prezzo di alcuni generi alimentari e della benzina, anche se l'aumento non è lo stesso in tutti i paesi. Questo è in parte bilanciato dalla diminuzione dei prezzi di alcuni beni come i prodotti elettrici ed elettronici. Questo si può attribuire ad importazioni più economiche dai paesi in via di sviluppo, specialmente dalla Cina, e ai progressi tecnologici".

    Tirano un respiro di sollievo gli abitanti di Asunciòn in Paraguay, la città più economica al mondo per il sesto anno consecutivo con un costo della vita tre volte inferiore a quello di Mosca, dove i prezzi allontanerebbero eventuali immigrati e aspiranti turisti molto più del freddo.
    (24 luglio 2008)

    www.informazione.it/a/86c8f8ba-2a31-4b46-8285-f2d8bda3688b/E-Mosca-la-citta-piu-cara-al-mondo-Milano-decima-e-Roma-sedi...
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    00 30/07/2008 01:07
    Inflazione al 4,4% nell'area Ocse, il livello più alto dal marzo 2000

    L'inflazione a giugno è salita al 4,4% nella zona Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). I prezzi al consumo hanno così raggiunto il livello più alto dal marzo 2000.

    Lo rende noto oggi l'organizzazione internazionale, ricordando che a giugno l'inflazione su base annuale era del 3,9%. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,6% a giugno dopo una progressione dello 0,7% il mese precedente.

    In Italia i prezzi sono aumentati su base annua del 3,8% (3,6% a maggio) e dello 0,4% su base mensile. L'aumento dell'inflazione ha riguardato tutti i paesi dell'Euro. In Francia l'inflazione annua ha raggiunto il 3,6% e in Germania il 3,3% .

    A pesare nell'area Ocse sono ancora una volta gli aumenti nel settore energia (+19,3% in un anno) e alimentare (+6,5% su base annuale contro il 6% di maggio). Esclusi questi due settori l'inflazione a giugno e' salita del 2,2% , lo 0,1% in più che a maggio (2,1%).

    Tra i paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti) sono gli Stati Uniti a registrare l'inflazione più forte sia su base annuale (5% dopo 4,2% di maggio) sia mensile (+1%), mentre il Giappone può continuare a vantare l'inflazione più bassa (2% dopo 1,3% di maggio).

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    00 30/07/2008 01:12
    Il solito circolo vizioso, l'Istat dice che le retribuzioni a giugno sono aumentate del 3,6 % rispetto all'anno precedente, ma allo stesso tempo nello stesso periodo di tempo l'inflazione è aumentata del 3,8%, e allora che aumento è ? io vedo piuttosto un calo dello 0,2%
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    zen_79
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    00 02/08/2008 16:30
    L'inflazione svuota il carrello della spesa
    L'inflazione corre e il carrello della spesa piano piano si svuota, con le famiglie che nel tentativo di mantenere inalterati i consumi ricorrono sempre piu' spesso ai prodotti non di marca. Le abitudini degli italiani al supermercato emergono dalla consueta ricerca Iri Infoscan, che nel bimestre maggio-giugno mette in evidenza un calo dello 0,7% del volume delle vendite dei prodotti di largo consumo confezionato, a fronte di un aumento in valore del 4,7%: chiaro indice dell'aumento dei prezzi che non lascia scampo.

    L'indagine, realizzata con dati Infoscan Census, inviati a Iri da un sistema di 7.070 tra ipermercati, supermercati e i grandi negozi detti 'superette' (che rappresentano una proiezione del 100% della distribuzione organizzata italiana), sintetizza il trend del primo semestre 2008 parlando di "inflazione in crescita, domanda piu' debole".

    Guardando alle tabelle, infatti, si vede che nel bimestre maggio-giugno si assiste per la prima volta dopo un anno e mezzo a una flessione del volume delle vendite (-0,7%). Era dal gennaio-febbraio dello scorso anno, infatti, che il dato si manteneva in positivo, anche se negli ultimi mesi il rallentamento e' stato abbastanza evidente: nei primi due mesi dell'anno le vendite erano infatti aumentate del 3,4% in volume
    e del 7,2% in valore, mentre a marzo-aprile i volumi erano cresciuti solo dello 0,7% (+5,6% in valore).

    In generale, quindi, nel primo semestre a fronte di un aumento della spesa del 5,7% si registra un tasso di crescita dei consumi in calo sul 2007, culminato con la flessione sotto zero di maggio-giugno: "Un chiaro segnale di debolezza della domanda - dice lo studio - che potrebbe consolidarsi nei prossimi mesi".

    Se il potere d'acquisto si indebolisce, gli italiani tentano comunque di mantenere inalterato il tenore di vita rinunciando ai brand piu' noti e ricorrendo alle cosiddette private label, vale a dire i prodotti che espongono il marchio del supermercato stesso: il calo delle vendite in volume, infatti, e' interamente da addebitare all'industria di marca, in contrazione nei volumi da tre mesi (-2,7% ad aprile, -2,5% a maggio e -0,9% a giugno), mentre le private label continuano a crescere, anche se il passo non e' sempre veloce: a giugno si registra un aumento del 5,1%, contro il +10,8% di maggio.

    A pesare e' dunque il caro-prezzi che, secondo l'indagine, per i beni di largo consumo a giugno e' schizzato al 4,6% (contro il 3,8% dell'indice nazionale), senza considerare che "fino a settembre, e' ragionevole attendersi una tendenza rialzista".

    Ancora una volta prodotti freschi (+7,4%) e drogheria (+7%) si confermano i comparti piu' in tensione, ma, nonostante l'inflazione, gli italiani non possono rinunciare a mangiare: infatti sono i prodotti per la cura della casa e per quella della persona a rallentare vistosamente nel primo semestre (per la casa da +2,3% del 2007 a +1,3% e per la persona da +2,9% a +1,4%); senza contare che la spesa in elettrodomestici bianchi e bruni si e' ridotta del 6,3%.

    Alimentari e bevande, invece, malgrado l'aumento della spesa del 6,7%, mantengono un ritmo di crescita dei volumi grosso modo costante (+0,9% contro il +1,2% del 2007). Le famiglie italiane, insomma, "affrontano la crisi con un comportamento adattivo, cambiando il mix dei prodotti e marche acquistate, cercando tipologie di punti di vendita piu' convenienti per specifiche categorie merceologiche".

    www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=84473
    [Modificato da zen_79 02/08/2008 16:30]
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    00 04/08/2008 23:36
    Il consiglio del Fondo monetario contro l'inflazione: "La Bce tenga i tassi fermi"

    La Bce deve tenere i tassi di interesse fermi di fronte "all' inflazione sconvenientemente
    alta e al rapido rallentamento economico", e' la ricetta consigliata per l'Eurozona dal Fondo Monetario Internazionale nel tradizionale rapporto annuale dell' Articolo IV.

    Un aumento del costo del denaro nell'ambito dell' attuale crisi finanziaria sarebbe rischioso, osserva il Fondo, potrebbe pero' rendersi necessario se i rinnovi dei contratti collettivi di lavoro dovessero aumentare il costo del lavoro.

    Per l'Fmi, il tasso di inflazione sara' del 3,4% quest'anno, per poi scendere al 2,4% nel 2009. Pil 2008
    previsto a +1,7% e +1,2% nel 2009, salvo correzioni al ribasso che potrebbero essere decise in ottobre.

    Per gli economisti del Fondo, l'euro e' sopravvalutato di almeno il 10% "rispetto ai fondamentali dell'economia" anche perche' la moneta unica sopporta gran parte del peso del deprezzamento del dollaro.

    Secondo le previsioni del Fondo monetrario, l'economia dell'Eurozona subira' un forte rallentamento nel 2008, per riprendersi nel 2009. A rallentare la crescita nell'area Euro saranno gli alti prezzi del petrolio e dei beni alimentari, la crisi del credito, l'euro forte e l'indebolimento della domanda globale. "Con il rallentamento dell'economia - si legge in una nota al termine del board del Fmi - e la stabilizzazione dei prezzi dell'energia e dei beni alimentari l'inflazione dovrebbe calare apprezzabilmente dai suoi attuali livelli, anche se i rischi restano alti".

    Monito dall'Fmi anche per l'Italia: assieme al Portogallo, siamo fra i paesi che rischiano di ritrovarsi con margini di manovra roppo scarsi per riuscire a risanare i conti pubblici comerichiesto da Bruxelles.

    www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsID=84532
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    ninmah62
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    00 12/08/2008 21:02
    L’inflazione senza freni brucia nuovi record
    Milano - È il colpo dei soliti noti. Sono ancora i prodotti alimentari e i carburanti i maggiori responsabili del picco raggiunto nel mese di luglio dall’inflazione, il maggiore dal giugno 1996. Segno di un quadro economico rimasto sostanzialmente immutato rispetto a giugno, e destinato a cambiare in meglio solo se proseguirà il robusto deprezzamento accusato dai prezzi del petrolio nelle ultime due settimane. Per il momento, la crescita dei prezzi rispetto a un anno fa si misura in un 4,1% (0,5% rispetto a giugno), valore con cui ieri l’Istat ha confermato la stima preliminare diffusa nei giorni scorsi. È la seconda doccia fredda in pochi giorni, dopo la frenata del Pil del secondo trimestre (meno 0,3%), una spia d’allarme accesa non priva di conseguenze per le abitudini degli italiani. Pane e pasta, per esempio, da sempre due pilastri della dieta mediterranea, sono anche i comparti più surriscaldati all’interno del capitolo di spesa dei generi alimentari. Il più 6,3% di aumento medio impallidisce se messo a confronto con il più 12,9% di sfilatini e baguette o con il più 24,7% registrato da spaghetti e bucatini. E anche il latte, rispetto a un anno fa, ha segnato un più 11,1 per cento. I prezzi della cosiddetta «spesa quotidiana» (i prodotti acquistati frequentemente) sono saliti del 6,1 per cento. Si tratta di rincari fronteggiati da una parte degli italiani in un solo modo: con la riduzione degli acquisti. La Coldiretti, nel rilevare una preoccupante stasi dei volumi di prodotti agroalimentari acquistati nel primo semestre 2008, segnala infatti che le categorie più colpite sono gli anziani, soli o in coppia, e le famiglie numerose. Una tendenza confermata dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, secondo la quale il 60% delle famiglie ha tagliato i consumi alimentari e cambiato le abitudini a tavola. Note ancora più dolenti arrivano però dal settore carburanti, dove il ritocco dei listini rispetto al luglio 2007 è stato del 17 per cento. La portata dei rincari è avvertita soprattutto dagli automobilisti con una vettura alimentata a gasolio (più 31,4%), ma anche il pieno di benzina (più 13,1%) non è indolore per il portafoglio. A questi aumenti vanno inoltre aggiunti quelli che riguardano le tariffe elettriche, cresciute del 13%, e del gas (più 12,8%). L’economista Alberto Clò, alla guida del Rie, prevede che in ottobre le bollette saranno più salate nell’ordine del 6% per il metano e del 4% per l’elettricità. Cifre alla mano, ciò significa che per il gas, una famiglia media pagherà 70 euro l’anno in più e circa 20 euro in più per la luce. Vale a dire un rincaro di circa 100 euro l’anno. Gli italiani in vacanza a luglio hanno intanto sperimentato il caro-spiaggia, con gli stabilimenti balneari più cari dell’8% rispetto a un anno prima, e si sono trovati a fare i conti con aumenti dei trasporti aerei dell’11,7% e di quelli ferroviari e marittimi, rispettivamente, dell’8,3% e dell’8,1 per cento. Preoccupate le associazioni dei consumatori: «Ci attende un settembre nero», ha dichiarato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Secondo Adusbef e Federconsumatori l’aumento si tramuterà in un salasso di 2.182 euro l’anno a famiglia.

    www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=282710




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    zen_79
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    00 29/09/2008 01:33
    Energia, rincari di luce e gas dal 1° ottobre

    Dal 1° ottobre prossimo potrebbero rincarare le bollette della luce e del gas. Secondo le prime stime degli esperti, gli aumenti potrebbero toccare il 6% per il metano e tra il 2,2% ed il 3,7% per l'elettricità. La spesa annua delle famiglie potrebbe registrare una nuova stangata, di oltre 80 euro.

    L'ultima parola spetta all'Authority per l'energia, che entro il 30 settembre dovrà fornire l'aggiornamento per l'ultimo trimestre 2008. Ma è l'Authority stessa a invitare alla cautela e a non fare affidamento sulle previsioni diffuse da alcuni istituti specializzati.

    'Le stime - sottolinea in una nota - molto spesso difformi dai reali aggiornamenti, non rappresentano (come talvolta erroneamente interpretato) altrettanto frequenti variazioni della spesa delle famiglie". Il prossimo aggiornamento trimestrale delle bollette di energia elettrica e gas - conclude l'Autorità - verrà domani, 29 settembre, e sarà in vigore dal 1 ottobre".

    Le previsioni di Nomisma per energia vedono il gas aumentare del 5,8% mentre la luce del 2,2%. Per il Rie (Ricerche energetiche industriali), i rincari potrebbero invece
    arrivare al 6% per il metano ed al 3,7% per l'elettricità.

    www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=86449
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    00 30/09/2008 22:39
    Dal 14 dicembre aumenti nei biglietti dei treni per l'alta velocità

    In arrivo nuovi aumenti dei biglietti dei treni, in concomitanza con il nuovo orario invernale che entrerà in vigore il 14 dicembre prossimo. I rincari riguarderanno i nuovi servizi per l'alta velocità. "Faremo aumenti si ma non ci porteremo ai livelli delle ferrovie francesi, men che meno di quelle tedesche", ha detto l'amministratore delegato delle ferrovie Mauro Moretti parlando al tavolo di conciliazione con le associazioni dei consumatori.

    L'alta velocità, ha proseguito Moretti, "non deve essere un servizio di elite ma di massa, mass transit", ha spiegato, aggiungendo che si tratterà di aumenti "contenuti".

    www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsID=86518