00 05/05/2010 22:22
"Politica del governo accorta"
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La ripresa, in Italia, "va rafforzandosi lentamente", con un Pil che si attesterà allo 0,8% nel 2010 e all'1,4% nel 2011. Lo prevede la Commissione Ue, precisando che questi valori sono "ampiamente in linea con la media della zona euro". Il debito pubblico del nostro Paese, secondo l'Ue, salirà dal 115,8% del 2009 a sopra il 118% nel 2010 rimanendovi nel 2011. "Il governo italiano ha perseguito una politica di bilancio accorta", si legge.
Ue: "Pil Italia in lenta ripresa"

Secondo le stime Ue il debito pubblico italiano rimarrà sopra il 118% del Pil anche nel 2011, mentre il governo prevedeva di non andare oltre il 116,9% nell'anno in corso. Il debito italiano (superato nella Ue solo da quello della Grecia che viaggia verso il 130%) quest'anno sarà, più precisamente, al 118,2% e il prossimo anno al 118,9%.

La crescita media del Pil Ue risulta pari allo 0,7% in febbraio e all'1,7% nel 2011. Secondo i dati diffusi, in Italia la ripresa "guadagna forza lentamente", quest'anno sarà "leggera" e "recuperera' un po' di forza nel 2011 largamente in linea con la media Eurozona". Il governo, dice la Commissione Ue, "ha perseguito una politica di bilancio cauta data la fragilità delle finanze pubbliche, in particolare l'alto debito pubblico". Il Paese non riesce a "sfruttare i benefici della ripresa del commercio globale".

Inflazione
Il tasso di inflazione annuale nell'Eurozona quest'anno sarà dell'1,5%, nel 2011 dell'1,7%. Nella Ue +1,8% e +1,7%. La valutazione è che la crescita dei prezzi "resterà frenata" a causa della debolezza dell'economia che comporterà una crescita dei salari e dell'inflazione "sotto controllo compensando in parte l'aumento dei prezzi delle materie prime e per l'Eurozona dell'euro più debole".

Per la Commissione Ue gli indicatori e i dati statistici sulla produzione industriale segnalano che l'attività si rafforzerà nella prima parte di quest'anno per poi rallentare a causa della scadenza di alcuni incentivi fiscali alla domanda interna. Una rapida e durevole ripresa della crescita della produttività "sarebbe la chiave per rafforzare la competitività e far aumentare il basso potenziale di crescita del Pil".

Consumi
Il volano della crescita sarà il consumo privato che riceverà un impulso positivo dalla ridotta incertezza e dal miglioramento dei mercati finanziari e a un leggero incremento del reddito disponibile. Gli investimenti resteranno deboli a causa delle prospettive negative delle costruzioni anche se in questo settore gli investimenti potranno riprendere l'anno prossimo.

Per le attrezzature la facilitazione delle condizioni di credito e la sospensione fiscale che finisce in giugno insieme con il miglioramento della domanda daranno un impulso positivo alla crescita. Le esportazioni torneranno positive nel biennio e le importazioni cresceranno meno delle esportazioni. Le esportazioni nette daranno un minimo contributo positivo al pil reale mente il commercio in beni e servizi raggiungerà un deficit record a causa del peggioramento dei termini di scambio.

La Commissione indica che la possibilità di rialzo delle stime dipende da una ripresa più veloce del commercio globale, la possibilità di stime più basse dipende da effetti negativi della crisi sull'occupazione che possono risultare "più persistenti di quanto atteso" e dal minor dinamismo del consumo privato.

Export, benefici limitati
Bruxelles torna sulla debolezza strutturale della posizione competitiva italiana. "Le condizioni geografiche delle esportazioni impediscono all'Italia di cogliere pienamente i benefici della ripresa del commercio globale in corso". Le esportazioni dipendono principalmente dalle prospettive dei partners eurozona "e non beneficiano molto dalla crescita più forte dei mercati emergenti". Il 44% dell'export è diretto nell'eurozona, solo il 2% in Cina. Mentre l'economia italiana ha perso competitività di prezzo e di costo negli ultimi dieci anni, dice la Commissione, "altri fattori specifici possono ridurre il potenziale di aumento delle esportazioni nei paesi emergenti".

Tra questi gli alti costi iniziali per allestire le reti di distribuzione, investimenti in brevetti, nel marchio. Negli ultimi anni "le aziende italiane che sono state in grado di competere in quei paesi hanno seguito strategie più basate sulla qualità del prodotto e dell'innovazione che sulla competitività di prezzo". La dimensioni minima delle imprese e la sottocapitalizzazione "rende difficile rafforzare la posizione competitiva dell'Italia nei mercati emergenti nel breve termine".




Ciao,Barbara