00 11/04/2011 13:50
Paolo Rossi Barnard
Rage against the Machine?

- prima parte -

Riguardate Alien, il capolavoro fanta-horror del 1979 di Ridley Scott. Esso è perfetto, ma proprio perfetto per la comprensione di tutto ciò che sto cercando di dire agli italiani da almeno undici anni. Nel film, degli ordinari esseri umani ospiti di un’astronave commerciale percepiscono che qualcosa di molto negativo li ha svegliati dal loro torpore e li costringe a occuparsene. Indagano, s’imbattono in cose davvero inquietanti, ma non capiscono ancora. Gli accadimenti danno poi segni addirittura drammatici, ma nonostante questo essi rimangono molto lontani dalla comprensione di ciò in cui si sono imbattuti. Il loro viaggio continua, e solo uno dell’equipaggio, e per puro caso, si ritrova a un certo punto faccia a faccia con la realtà che gli è piombata addosso. Capita a un operaio dell’astronave, che si era allontanato dal gruppo per recuperare il loro micio mascotte scappato nei meandri bui del vascello spaziale. La scena ideata da Scott è un capolavoro di espressività della recitazione, cioè porta allo spettatore tutta l’idea di come rimane un uomo quando scopre che la verità di ciò che sta accadendo è mostruosamente inimmaginabile. Guardatela, osservate come si trasmuta il volto dell’operaio quando alzando gli occhi dal micio che si era rintanato in un angolo buio, incrocia le forme orripilanti di un mostro alieno sconosciuto che si era infiltrato nell’astronave. Sa di essere un uomo morto e sa che ne verrà straziato, ma lo shock della scoperta è tale da annullare in lui qualsiasi moto d’angoscia. Fissa il mostro ipnotizzato, quasi più rapito da quella cosa inimmaginata che dal suo prossimo destino.

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Ciao,Barbara